
Fonte: Repubblica – Affari&Finanza
L’Asia prende e l’Asia dà. Soprattutto oggi sembra che il futuro dell’Occidente (Italia compresa) sia condizionato da quello che sta succedendo nel continente più vasto del mondo. Tutto il mondo sta, infatti, vivendo in diretta l’emergenza cinese con il corona virus che rischia di infettarci anche sul fronte economico nonostante gli immediati interventi della Banca centrale di Pechino per cercare di limitare i danni.
Alberto Forchielli, un volto noto che conosce a menadito l’Estremo Oriente perché vive da quelle parti diversi mesi all’anno, parla di “cigni neri” che aleggiano un po’ dappertutto, con una caduta di punti del Pil di Pechino e con pesanti contraccolpi sull’Unione Europea. Gli ho anche chiesto quale fosse la vera situazione dell’epidemia al di là della Grande Muraglia. La sua risposta è stata lapidaria: ‘Molto vera’.
Ma se oggi la Cina non appare così vicina, sempre in Asia ci sarà, nei prossimi mesi, un appuntamento che dovrebbe mitigare – per quanto possibile – i risvolti economici negativi del grande contagio facendo così da parziale contrappeso alle conseguenze del corona virus. Sto parlando dell’Expo di Dubai che è in programma per sei mesi proprio a partire da ottobre 2020 e che sarà una grande vetrina dei Paesi Arabi aperta a tutto il mondo.
Se l’Esposizione di Milano del 2015 era stata il carburante giusto per rilanciare l’Italia – e ancora oggi il capoluogo lombardo continua a viaggiare con una marcia in più grazie anche a quell’evento – l’appuntamento di Dubai potrebbe essere un bel tonico per l’economia del mondo intero che ha urgente bisogno di recuperare dopo la nuova sindrome cinese.
Ma la medicina del Golfo farà bene pure a noi, come mi dice Paolo Glisenti, commissario italiano alla mega-kermesse, che non ha dubbi in proposito: ‘Si tratta del più importante appuntamento promozionale dei prossimi anni per il nostro sistema-Paese’.
Una previsione, quella di Glisenti, confermata dai calcoli prudenziali della School of management del Politecnico di Milano: le ricadute economiche nel Belpaese della grande manifestazione dovrebbe aggirarsi attorno a 1,6 miliardi di euro l’anno per cinque anni: la bellezza di circa 8 miliardi nell’intero lustro. Come sono state calcolate queste cifre? Puntando tutto sui nostri veri ‘atout’ basati sulla collaudata ricetta che coniuga ‘Made in Italy’ e creatività.
Una ricetta che dovrebbe tradursi in un aumento delle esportazioni tricolori verso i Paesi del Golfo (una delle aree di maggiore espansione dei consumi), in una crescita dei flussi turistici in Italia e in maggiori investimenti arabi a casa nostra. Si dimostrerà importante anche la massiccia presenza all’Expo di Dubai della nostra filiera culturale che oggi genera qualcosa come 265 miliardi di ricchezza, il 6,1% del Pil.
Mai come adesso, in attesa di un recupero del Far East, dovremo giocarci bene la carta dell’Expo. Potrà essere un bel ‘jolly’ ma, di questi tempi, meglio sempre toccare ferro.
Giancarlo Mazzucca